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26 giugno 2013

RIVEDERE QUALCOSINA???

(di Mattia Capraro) Alcuni esempi facili facili; la Plavis si stacca dalla Giovanile Pizzocco e il San Giorgio in Promozione non ha il settore giovanile e dopo anni di gloria tocca fare la fusione con il Sedico che sparisce dalla scena calcistica. Trichiana e Mel, totale 11.000 abitanti + “iva” non riesce ad avere un settore giovanile e manco una juniores che, modestia a parte, 10-15 anni fa era tra le migliori in Regione. Al di là dell’aspetto propriamente regolamentare che dovrebbe imporre OBBLIGO ASSOLUTO a chi milita come Prima squadra dalla Prima Categoria in su di avere un settore giovanile o di essere affiliati a qualche fusione territoriale, credo ci sia qualche problemino di fondo. Intanto la Categoria Juniores. Il dibattito lo aprii già articoli orsono, ma qualcuno mi spiega a che serve? Se un ragazzo a 17-18 o 19 anni ha delle doti il salto in Prima squadra lo ha già fatto da tempo. Se queste doti mancano o sono da migliorare, o il ragazzo ha cambiato sport in adolescenza, oppure sparisce nel Csi a età sopraggiunta, risolvendo per sempre la sua questione, ovvero sprofondare, sportivamente parlando s’intende, nel nulla! Dall’altra parte c’è una Terza Categoria paurosa dove si trova di tutto. Squadre improvvisate, compagini miste tra vecchie glorie e scarti vari e nessuna base dalla quale partire e nella quale poter proseguire. Risultato? Due categorie che costano e sono inutili, infatti sono più le rinunce in caso di promozione in Seconda che le squadre che si prodigano in avanti e, per quanto riguarda il calcio provinciale, la Juniores è un parcheggio per ragazzi che potrebbero migliorare magari con 2 o 3 anni di gavetta ma non lo potranno fare, in quanto il livello qualitativo e quantitativo lascia molto a desiderare. Se poi aggiungiamo una carenza demografica e una partecipazione sempre minore di ragazzi che praticano il calcio a favore di Play Station e quant’altro, una disponibilità sempre minore di genitori impegnati che non possono seguire o portare al campo il bambino-ragazzo e un’assenza dirigenziale sempre maggiore, legata al problema tempo, ad oggi tanto caro e ad un generale “non faccio niente per nulla ricevere”, ecco che la frittata è fatta! In più mettiamoci tutti gli investimenti inutili fatti sulle prime squadre, che tanto, l’Union lo ha dimostrato e non me ne vogliano, “a Belun se riva fin la”, per poi finire nel baratro e fare così una salita gloriosa e, spesso, una discesa spaventosa. Se Belluno, Feltrese e Union sono un toccasana sia a livello giovanile che di Prima squadra e a quest’ultimi neroverdi va levato il cappello, ecco che così non può funzionare per i più più del nostro calcio. Giocatori strapagati che arrivano da chissà dove e pochi, se non nessun giovane, valorizzato da un settore giovanile che non c’è o non interessa alla Prima squadra. Le proposte al problema sono sempre le stesse. Ridisegnare la Terza Categoria rendendola un trampolino di lancio per i più giovani. Under 21? Under 23? Cambia poco, ma la categoria diventerebbe allora interessante. In questo modo ecco che il ragazzo avrebbe modo di migliorarsi e giocarsi un campionato di livello con coetanei, puntando alla Seconda Categoria o, qualora non ci sia la vittoria finale, ad un ritorno alle origini. Secondo consiglio: non so quanto ancora giocherò, ma direi che la soglia dei 40 anni è sufficiente anche al più longevo dei giocatori. La passione invece non ha età, ma alla biologia non si comanda! Cari quarantenni se la voglia e le capacità per giocare vengono meno e la passione c’è, esiste un corso allenatori oppure, visto che il corso ancora non esiste ma sarebbe utilissimo, c’è sempre la strada dirigenziale, come Ds, come accompagnatore o semplice aiutante in società, risorsa, quella umana, che oggi manca o latita un po’ ovunque. Se poi il poter giocare a calcio in qualsivoglia categoria dilettantistica è una fonte di sostentamento economico, diciamo che qualche problema c’è! O non lavori durante la settimana, cosa probabile di questi tempi, ma non giustificabile, oppure chi investe soldi nel calcio non sa come buttarli altrimenti. Sarebbe un po’ come paragonare Totti numero 10 di una squadra di Serie D fra un paio d’anni o che un giocatore di Lega Pro, raggiunta l’età dei mal di schiena, concluda in Seconda Categoria la sua onesta carriera per far la differenza, guadagnando ancora qualcosa. Gran soddisfazione del …!!! Altra proposta è fare sta benedetta regola non all’italiana! Obbligo di settore giovanile dai Pulcini agli Allievi per tutte le realtà militanti come Prima squadra dalla Prima Categoria in su, altrimenti mancata iscrizione ai campionati relativi, senza false interpretazioni o escamotage d’origine latina, con prestanomi e giri di tesseramenti infiniti (vedi qualche esempio recente in Provincia…)
Siccome sulla carta è tutto semplice, bisogna dar atto che è vero anche il contrario di quanto sin’ora scritto, ovvero una generale caduta di valori nei giovani d’oggi, i quali non hanno remore ne rispetto verso coloro che possono educarli dentro e fuori dal campo, magari con qualche strigliata o qualche stinco annerito. No, non si può parlare di nonnismo o sottomissione verso il più longevo o anziano, ma una questione di rispetto di gruppo che solo un settore giovanile può dare a coloro che, nonostante le cadute educative che spesso arrivano dal nucleo familiare, hanno ancora la passione per questo sport e quindi la volontà di sacrificare tempo, sudore, fatica, Play Station o quant’altro a favore del sano divertimento che, indipendentemente dalla categoria, può dare grandi soddisfazioni in campo, ma soprattutto fuori di esso…


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